Alto Adige, Oscar Lorandi nuovo presidente di Cantina Girlan

Le prime parole: «Grande onore e responsabilità»

Alto Adige, Oscar Lorandi nuovo presidente di Cantina Girlan

Vigneti vocati, culto per la valorizzazione delle microzone e centralità del lavoro delle 200 famiglie socie della cantina. Continuerà a operare su questi capisaldi Oscar Lorandi, eletto nuovo presidente di Cantina Girlan sul finire dello scorso anno.

«Sono i cardini intorno ai quali è cresciuta la nostra cantina e che nel corso di questo nuovo anno dobbiamo consolidare con forza e determinazione», conferma oggi nelle sue prime dichiarazioni pubbliche dal giorno dell’elezione.

I quasi 100 anni di storia della nostra cantina – continua Lorandi, che conserva anche la posizione di direttore generale – hanno sedimentato in tutti noi un grande senso di appartenenza.

Girlan rappresenta un tassello fondamentale della storia della viticoltura in Alto Adige e di questo ne siamo tutti molto orgogliosi. Succedere a nomi del calibro di Helmut Meraner e Peter Brigl è per me un grande onore e una grande responsabilità».

PINOT NERO CENTRALE NEL PROGETTO DI CANTINA GIRLAN

Nata nel 1923 dall’iniziativa dei primi 23 viticoltori, oggi Cantina Girlan è formata da 200 famiglie socie che conducono 220 ettari nell’Oltradige e nella Bassa Atesina.

«Questa grande coesione presente all’interno della nostra base sociale – dichiara Lorandi – ci consente di proseguire il percorso lungo il sentiero della sostenibilità che abbiamo intrapreso ormai da anni. E di riuscire a gestire internamente situazioni complicate, come l’emergenza pandemica».

Cantina Girlan produce annualmente circa 1,35 milioni di bottiglie che vengono distribuite per il 75% in Italia e per il 25% all’estero. Grande centralità al Pinot Nero dalle microzone di Girlan, Pinzon e Mazon. Senza tuttavia dimenticare le altre gemme del parco vigneti.

«L’obiettivo generale – annuncia il neo presidente – è quello di perseguire con forza la filosofia dell’autenticità e dell’originalità in tutti i nostri vini, con altre varietà internazionali che alleviamo nei nostri vigneti, come Chardonnay, Pinot Bianco e Sauvignon. Nondimeno con un autoctono come la Schiava, vitigno in grado di sorprendere se allevato con grande attenzione e nei territori più vocati».

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